Nel mese di maggio 2009 è stato ingaggiato come allenatore Didier Deschamps, già calciatore dal 1989 al 1994, e con lui l’OM torna a vincere: nel marzo 2010, dopo 17 anni di digiuno, i tifosi potevano festeggiare la conquista della Coppa di Lega francese battendo in finale il Bordeaux 3-1, primo successo marsigliese in questa manifestazione, mentre il 5 maggio 2010 l’OM, vincendo 3-1, contro il Rennes si laurea, dopo 18 anni, campione di Francia con due giornate d’anticipo e con otto punti sulle rivali Lilla e Auxerre. È fratello maggiore di Luis, anch’egli calciatore. Nell’estate del 2000 tornò al Paris Saint Germain, dove era iniziata la sua carriera, per 34,5 milioni di euro. La Lazio provò a ingaggiarlo, il Real Madrid ci riuscì spendendo l’equivalente di 35 milioni di euro attuali. Uno dei profili su cui si sono posati gli occhi di Paratici è sicuramente Isco, tecnico centrocampista offensivo del Real Madrid. Durante l’estate il Real Madrid ha scartato l’opzione di mandare Vinicius Junior in prestito in qualche altro club di Liga, nonostante appunto l’obiettivo del club sia quello di far giocare con continuità il ragazzo per farlo adattare velocemente al calcio spagnolo.
Non è un centravanti puro, in quanto può agire anche da seconda punta, ma questo potrebbe essere per lui l’ideale, visto che potrebbe avere al suo fianco un mostro sacro come Mario Gomez, rilanciato dagli ultimi sei mesi; cercato da tanti club di prima fascia, tra cui anche Inter e Roma, arriva in Europa, come tanti argentini prima di lui, con molte aspettative, ma con la speranza di saper confermare sul campo i tanti paragoni che in patria gli hanno già dedicato. Il signor Giacomelli già l’aveva combinata grossa massacrando la Lazio – e passi, con quelli lì non è peccato – ma essendo videoleso ha confuso il biancoazzurro col biancoceleste e ha pensato bene di ripetersi con la Spal, togliendole un gol e un uomo in un sol colpo. L’amico Kean lo accoglierebbe a braccia aperte e fuori dall’Allianz già vendono le maglie col suo nome. Un sinistro educatissimo, un gran dribbling, la capacità di vedere spazi e movimenti dei compagni dove gli altri non vedono altro che maglie avversarie.
Trae ispirazione, infatti, dalle atlete, le artiste e i movimenti culturali che hanno lasciato il segno nel club e nella città di Liverpool. Tre nel Mondiale per il Club vinto dalle Merengues (con lui capocannoniere della manifestazione insieme a Romario), due contro il Bayern Monaco tra andata e ritorno della semifinale di Champions League. Sempre per poi far ritorno alla Lazio e chiudere la sua carriera in serie C con l’Atletico Roma. Poi il declino cominciato a 25 anni: Genoa, ancora Atalanta, Ternana. Scoperto da Arsene Wenger e portato all’Arsenal ancora diciottenne, Nicolàs Anelka ebbe un inizio di carriera folgorante. Quattro anni, uno da capocannoniere della Premier, gli ultimi ad altissimi livelli della sua carriera. Compagno d’attacco di Ventola nell’Under 21 di Marco Tardelli, Gianni Comandini approdò al Milan nel 2000, per indossare la sua unica maglia scudettata in carriera. Nel 1998, a 20 anni, fu ingaggiato dall’Inter per 42 miliardi di euro. I rossoneri avevano appena vinto lo Scudetto con Alberto Zaccheroni in panchina, e puntarono su di lui per ringiovanire il reparto avanzato. Col Milan, però, giocò solo 18 partite, segnando tre gol, solo due in serie A, entrambi nel derby vinto per 6-0. A fine stagione l’addio, per diventare l’acquisto più costoso della storia dell’Atalanta (30 miliardi di lire).
Irresistibile quando se ne andava in progressione, nella stagione 1998-1999 segnò 17 reti in Premier League, attirando su di sé le attenzioni dei più grandi club d’Europa. In nerazzurro ha segnato 21 gol in tre stagioni e mezzo, senza andare mai in doppia cifra in Serie A. Ed è stato sballottato da un club all’altro in una serie di prestiti. Il malcontento per una nazionale di naturalizzati non proveniva solamente dalla Federazione, ma anche dal pubblico, tanto che lo scorso marzo, dopo il match di qualificazione perso in casa contro l’Iran, un ragazzo è stato ripreso dalle telecamere della BeIn Sport mentre esprimeva il proprio dissenso contro i giocatori naturalizzati fuori dallo stadio. Le sue stagioni migliori le ha trovate entrambe all’Atalanta: 10 gol in Serie A nel 2000-2001, 15 in B nel 2005-06. Per il resto le soddisfazioni più grandi se l’è tolte con le Nazionali giovanili. Stabilitosi in Europa nel 1923, visse prevalentemente a Parigi, maglia drago real madrid dove entrò in contatto con il gruppo dei Sei. Anche nell’anno 2009, in occasione dell’inaugurazione del museo del club argentino, vengono ritratti in video e immagini i g di Marcelo Salas (tra gli altri i gol dei titoli di Apertura 1996, Clausura 1997, Apertura 1997, Supercopa Sudamericana 1997), oltre alle magliette e agli scarpini che Marcelo Salas indossava mentre giocava al River Plate.
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